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La velocità di propagazione delle onde elettromagnetiche

La determinazione della velocità di propagazione delle onde elettromagnetiche può essere fatta con un ragionamento abbastanza elementare, se si ammettono alcune loro caratteristiche, peraltro facilmente comprensibili anche a livello di studi liceali. L'idea è presa dal testo di Feynmann, The Feynmann lectures on Physics, con qualche semplificazione. 

Consideriamo uno strato piano indefinito di carica, per esempio positiva, sovrapposto ad uno strato identico ma con carica di segno opposto (questo ci eviterà la complicazione della presenza di campi elettrostatici, sempre molto intensi e tali da nascondere gli effetti che interessano).  Immaginiamo che all'istante t=0 lo strato di carica sia posto in moto con velocità v, verso la direzione positiva dell'asse y. (Per non essere costretti a pensare ad una accelerazione infinita, basterà pensare che la velocità passi da zero a v molto rapidamente). Il movimento dello strato di carica è equiparabile ad una successione di correnti continue rettilinee e parallele: la loro presenza produce un campo magnetico uniforme parallelo al piano di carica e orientato come l'asse z negativo. Ci si può rendere conto di ciò anche con un ragionamento elementare. Il variare di un campo magnetico, da un valore inizialmente nullo, quando lo strato di carica era fermo, ad un valore diverso da zero, quando lo strato di carica ha raggiunto la prevista velocità finale, provoca, secondo le equazioni di Maxwell, il sorgere di un campo elettrico, perpendicolare al campo magnetico e anch'esso uniforme, per questioni di simmetria. 

strato di carica in moto

In sostanza il ragionamento porta a concludere che il passaggio dello strato di carica dalla quiete al moto provoca l'insorgere di un campo magnetico che, nella sua fase di variabilità iniziale, porta alla nascita di un campo elettrico. Poiché non è pensabile che, istantaneamente, tutto lo spazio sia occupato da un campo elettrico e da un campo magnetico, ci sarà una regione limite, per simmetria ancora piana e parallela al piano di carica, che delimiterà la zona dove i campi hanno un valore non nullo da quella dove i campi hanno ancora valore nullo. Anche se questa "deduzione" non è assolutamente banale, riteniamo sia accettabile dal punto di vista "elementare" che qui stiamo adottando. Questa "superficie di separazione" viaggerà con una velocità v che ci proponiamo di determinare.

Per determinare questa velocità applichiamo la terza e la quarta equazione di Maxwell a due opportuni circuiti, Γ1 e Γ2, di forma rettangolare, il primo nel piano xy, il secondo nel piano xz, e disposti in parte nella zona già raggiunta dai campi e in parte in quella ancora "vuota" di campo.

Cominciamo con il circuito Γ1, situato nel piano xy, come nella figura qui sotto, e applichiamo l'equazione img. La circuitazione di E dà subito -EL; per calcolare il secondo membro basta osservare che img; si trova quindi la relazione 

E = vB

 strato di carica in moto

Consideriamo ora il circuito Γ2, situato nel piano xz, come nella figura qui sotto, e applichiamo l'equazione img, dove abbiamo tenuto conto che non ci sono correnti concatenate. Esattamente con la stessa tecnica di sopra si trova che la circuitazione di B è BL, il secondo membro è ELvμ0ε0>. Si conclude che 

B=Evμ0ε0.

strato di carica in moto

Combinando le due equazioni che abbiamo trovato (E = vB e B=Evμ0ε0) troviamo che img, da cui la nota formula per la velocità delle onde elettromagnetiche: img.

In sostanza il quadrato della velocità delle onde è il reciproco del prodotto μ0ε0. É chiaro che i valori delle due costanti μ0 ed ε0 dipendono dalle unità di misura scelte per la carica (o per la corrente a seconda della scelta che si vuol fare come unità fondamentale); il loro prodotto non dipenderà però dalle unità scelte (il prodotto anziché il quoziente perché nella definizione ε0 compare al denominatore, mentre μ0 compare al numeratore): se si raddoppia per esempio la carica unità, ε0 dovrà diventare un quarto, mentre se facciamo passare questa unità doppia di carica in due fili la forza diventerà quadrupla e quindi μ0 dovrà essere quadruplicata. Quindi il valore di v può essere determinato solo con esperimenti su cariche e correnti e, con misure statiche, si ottiene che img m/s. Quando Maxwell fece questi calcoli notò subito che questa era la nota velocità della luce e concluse con la storica frase: "sarebbe difficile evitare la conclusione che la luce consiste di oscillazioni trasversali del medesimo mezzo che è la causa dei fenomeni elettrici e magnetici".

pagina pubblicata il 01/12/2000 - ultimo aggiornamento il 01/09/2003