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Alessandria d'Egitto

In un sito dedicato alla geometria non poteva mancare una pagina dedicata a questa città, culla della cultura detta appunto alessandrina e patria adottiva di Euclide.

Fondata da Alessandro Magno nel 332-331 a.C., come centro commerciale dell'impero mondiale da lui sognato, la città assurse ad importante centro culturale e politico sotto i Tolomei, che governarono l'impero d'Egitto, dopo la morte di Alessandro Magno e le lunghe lotte tra i suoi generali per la conquista del potere.

Quelli che a noi interessano sono la famosa Biblioteca e il Museo attiguo. La biblioteca era organizzata sul modello aristotelico di una raccolta sistematica di testi, messi poi a disposizione del pubblico. Essa conteneva una enorme quantità di volumi, provenienti da ogni parte del mondo allora conosciuto e che spaziavano su tutti i campi. Il Museo, edificio dedicato alle Muse, è il locale che ospitò poeti, filosofi, astronomi, geografi, medici, storici, artisti e i più famosi matematici della civiltà alessandrina. In questi locali nacque la raccolta euclidea delle scoperte dei geometri greci a lui precedenti o contemporanei.

Purtroppo tutto quanto la biblioteca conteneva è andato perduto. Il primo danno fu un incendio durante l'occupazione della città da parte di Giulio Cesare, nel 47 a.C., che ne distrusse solo una parte. Successivamente altri incendi sicuramente seguirono, ma le fonti storiche non sono molto sicure al proposito. Alcune fonti parlano di un incendio ordinato nel 391 dal vescovo Teofilo che ne disapprovava il contenuto pagano e di uno, disastroso, nel 642, ad opera del Califfo Omar che, in quell'occasione avrebbe affermato che se i libri contenevano le stesse cose del Corano erano inutili, se scrivevano cose diverse erano blasfemi.

Quel che è certo è che quel patrimonio, sulla consistenza del quale comunque non abbiamo idee chiare, non esiste più. Recentemente (2002), grazie agli sforzi del governo egiziano, dell'Unesco e di numerosi altri governi, la biblioteca è rinata, con lo scopo dichiarato di diventare centro del sapere mondiale, come la antica, ormai perduta.

Tra tutti gli "alessandrini" vogliamo occuparci un po' più in dettaglio di Euclide. Le notizie sulla sua biografia sono molto scarse, ma, come spesso succede, ci sono stati tramandati due aneddoti; uno narra che alla richiesta da parte di Tolomeo di una facile introduzione alla geometria, Euclide abbia replicato che "non esiste nessuna strada regia che porti alla geometria", e l'altro racconta che, quando un allievo gli chiese che utilità avesse lo studio della geometria, Euclide si rivolse al suo schiavo dicendogli di dare una moneta all'allievo "perché ha bisogno di trarre guadagno da ciò che impara".  Egli sicuramente fu educato all'Accademia Platonica, ma, su invito di Tolomeo, si trasferì ad Alessandria, dove insegnò al Museo. Ad Euclide non vengono attribuite nuove scoperte: la sua fama è soprattutto legata alle sue capacità di esposizione. La sua opera più nota è senza dubbio costituita dagli Elementi, un manuale introduttivo che abbracciava tutta la matematica elementare del tempo.

Noi non siamo nemmeno certi di quali dei risultati oggi raccolti sotto l'etichetta di Elementi siano effettivamente stati scritti da Euclide: la versione attuale è frutto di numerose trascrizioni e "miglioramenti". Uno degli esempi più importanti è quello di Teone di Alessandria, vissuto circa 700 anni dopo Euclide, che sicuramente aggiunse alcuni passaggi alle dimostrazioni e anche alcuni teoremi secondari. L'opera fu tradotta in arabo verso l'anno 850 e successivamente dall'arabo in latino verso il 1120. Una successiva versione, riveduta alla luce di ulteriori copie ritrovate, fu stampata a Venezia nel 1482. Una versione ancora rivisitata fu scritta in greco dal filologo danese Johan L. Heiberg nel 1880 e tradotta in inglese nel 1908 da Sir Thomas L. Heat. La prima versione in italiano è dovuta a Federico Enriquez (1935).


Bibliografia per questa pagina

pagina pubblicata il 18/03/2004 - ultimo aggiornamento il 01/12/2011