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Dove abbiamo sbagliato?

di Maddalena Falanga e Luciano Battaia
14 marzo 2003
 

Ci è capitata tra le mani una raccolta di "traduzioni" di una frase di Cicerone. Le frasi sono prese da un tema di un'ultima classe di scuola secondaria superiore.

Naturalmente, come docenti di matematica e fisica, non siamo direttamente interessati agli errori (od orrori) di queste traduzioni, anche se non possiamo evitare un po' di tristezza. Abbiamo voluto proporre questo esempio preso da un tema di latino, perché è più facilmente comprensibile da parte di tutti: gli addetti ai lavori possono leggere bestialità specifiche di matematica e fisica.

La domanda che ci è sorta spontanea è questa: come è possibile che dopo anni (e molte ore settimanali) di studio di latino (ma la domanda varrebbe anche per le nostre materie specifiche) si ottengano questi risultati? Forse qualche errore l'abbiamo commesso anche noi insegnanti?

Evidentemente qualcosa non funziona: probabilmente l'osservazione di Federico Peiretti  (... l'insegnante dovrebbe essere pronto a cambiare, oltre ai programmi, il proprio ruolo. Non sarebbe più il custode di un sapere immutabile ed eterno, da trasmettere dalla cattedra, ma dovrebbe essere disponibile a scendere fra gli studenti per scoprire insieme nuove idee e nuove soluzioni.) non è limitata solo alla matematica, ma si applica a tutte le discipline ...

pagina pubblicata il 06/03/2003 - ultimo aggiornamento il 01/09/2003